mercoledì 27 aprile 2016

Una rivisitazione dell'insalata tailandese di pomelo o Yam Som-o

Risultati immagini per pomeloYam Som-o è una delle più tradizionali insalate tailandesi a base di pomelo, gamberetti, scalogno, peperoncino, arachidi, cocco. Se ne trovano molte versioni in rete ma qui ve ne propongo una un pò rivisitata, dal gusto più occidentale. Nella versione originale si fa uso soprattutto di gamberetti secchi, poco reperibili dalle nostre parti, per cui ho scelto di sostituirli non tanto con quelli congelati ma con del salmone affumicato.
Ma veniamo al pomelo, questo sconosciuto, che comicia a comparire nei banchi dei supermercati.
Sembra sia originario della Cina meridionale e costituisce l'agrume del quale esiste la più' antica citazione (2200 a.C.). Coltivato nella Cina meridionale e nel Sud-Est asiatico è comparso in Europa quasi mille anni fa. 
Caratteristica del Pomelo è quella di presentare, fra tutti gli agrumi, i frutti piu' grandi (da cui il nome scientifico). La buccia è spessa e la polpa leggermente acidula, gustosa e fresca. Assomiglia un pò al pompelmo ma senza riprodurne le note amare. Per il consumo, gli spicchi vanno sbucciati uno a uno. Può essere consumato fresco o impiegato per insalate.


mercoledì 20 aprile 2016

Pavlova ai frutti tropicali

Le origini della pavlova sono controverse e per lungo tempo Nuova Zelanda ed Australia ne hanno conteso la paternità. Un biografo della ballerina Anna Pavlova avrebbe però rivelato che la famosa torta sarebbe proprio stata  creata in Nuova Zelanda nel 1926 da uno Chef di Wellington che voleva celebrare la ballerina russa impegnata in una tournée.
Costituita da un base di meringa, morbida dentro e croccante fuori, viene farcita con panna montata e guarnita con vari tipi di frutta. 

lunedì 4 aprile 2016

Brandacujon

Tipico della zona dell’imperiese questo piatto a base di stoccafisso e patate, noto localmente con il nome “brandacujon”, ha radici antiche. L’operazione di mantecatura consisteva nel porre l’insieme appena cucinato, e quindi ben caldo, in un profondo piatto ovale, la “fiammanghilla”, che si chiudeva ermeticamente con un altro piatto ovale più piccolo. Lo si affidava al più stupidotto della compagnia ordinandogli di agitarlo (“brandar” appunto) dal basso verso l’alto finchè il composto risultava ben amalgamato.

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