Sparita dal blog? No, mi sono solo concessa una pausa per prepararmi a fare la guida amatoriale per Expo. L'idea si è fatta strada ascoltando Vittorio Castellani che parlava dei suoi viaggi gastronomici per il mondo e dei Cluster dell'Expo e poco per volta si è consolidata sino a diventare un progetto coinvolgente e molto interessante. Con la collaborazione di un'amica architetto ho studiato itinerari di visita con esperienze sul campo, ho buttato giù appunti, scattato foto, assaggiato cibi etnici ed eccellenze italiane, accompagnato familiari, amici, soci di Uniter-Arese ed ora eccomi qui a condividere con voi questa esperienza che comunque si protrarrà sino a fine ottobre perché ho in cantiere altri progetti!
E dopo questa premessa entriamo nel vivo del tema. Voglio iniziare raccontando il mio incontro ravvicinato con Irene Kung, fotografa dell'Agenzia Contrasto che si occupa della mostra del Cluster Frutta e legumi.
La prima volta che ho visitato il Cluster, tre giorni subito dopo l'apertura dell' Expo, sono rimasta molto delusa: avevo sentito parlare di frutteti, di frutta esotica...ma di ciò neanche l'ombra. I padiglioni dei paesi espositori erano vuoti, qualche ortaggio era stato appena piantato e veniva su striminzito, ma una cosa mi aveva colpito: le fotografie di Irene Kung.
I 26 soggetti (un ulivo millenario, un cavolo romano, un fico, un pero, una vite,...) balzano fuori dallo sfondo con una prepotenza che non lascia indifferenti, privati del loro contesto reale.
Ogni volta che percorro il Decumano non posso fare a meno di gettare un occhio su quelle foto che, insieme all'orto in cui le verdure stanno finalmente crescendo e fruttificando, sono gli unici elementi a dare un'identità ed un senso al cluster Frutta e Verdura.
Alcuni giorni fa Irene Kung era all'Expo per incontrare i visitatori. Sono andata anch'io perché ero curiosa di vederla. Mi sono mimetizzata in un gruppo di giornalisti e l'ho ascoltata parlare delle sue foto. Ho scoperto che, pur di origine svizzera, è ormai italiana di fatto tanto da aver assimilato alla perfezione l'inflessione romanesca. “Sono molto contenta di essere stata scelta per questo progetto - spiega la fotografa - ho pensato di voler dare un’immagine positiva in questo momento di crisi e di difficoltà e con gli alberi da frutto è venuto quasi naturale perché sono simboli di produttività, di salute, di fertilità. Pensando a questo progetto c’erano due grosse difficoltà: avevo poco tempo, perché questi alberi hanno un momento preciso in cui sono perfetti, e dovevo trovare l’albero che non facesse parte di un frutteto, perché in quel contesto gli alberi sono messi a ringhiera e quindi non nella posizione giusta per l’immagine che volevo”. Irene Kung spiega che "Molto spesso quando si fotografa un albero dopo si è delusi perché lo scatto non rende quello che abbiamo sentito davanti all’albero. Nel mio modo di lavorare invece è possibile riportarlo a quello che ho sentito. Il mio lavoro consiste proprio in questo: tolgo tutto quello che non è essenziale per far vedere l’albero com’è, come lo sento io."
Qui impresa perfettamente riuscita!
La prima volta che ho visitato il Cluster, tre giorni subito dopo l'apertura dell' Expo, sono rimasta molto delusa: avevo sentito parlare di frutteti, di frutta esotica...ma di ciò neanche l'ombra. I padiglioni dei paesi espositori erano vuoti, qualche ortaggio era stato appena piantato e veniva su striminzito, ma una cosa mi aveva colpito: le fotografie di Irene Kung.
I 26 soggetti (un ulivo millenario, un cavolo romano, un fico, un pero, una vite,...) balzano fuori dallo sfondo con una prepotenza che non lascia indifferenti, privati del loro contesto reale.
Ogni volta che percorro il Decumano non posso fare a meno di gettare un occhio su quelle foto che, insieme all'orto in cui le verdure stanno finalmente crescendo e fruttificando, sono gli unici elementi a dare un'identità ed un senso al cluster Frutta e Verdura.
Alcuni giorni fa Irene Kung era all'Expo per incontrare i visitatori. Sono andata anch'io perché ero curiosa di vederla. Mi sono mimetizzata in un gruppo di giornalisti e l'ho ascoltata parlare delle sue foto. Ho scoperto che, pur di origine svizzera, è ormai italiana di fatto tanto da aver assimilato alla perfezione l'inflessione romanesca. “Sono molto contenta di essere stata scelta per questo progetto - spiega la fotografa - ho pensato di voler dare un’immagine positiva in questo momento di crisi e di difficoltà e con gli alberi da frutto è venuto quasi naturale perché sono simboli di produttività, di salute, di fertilità. Pensando a questo progetto c’erano due grosse difficoltà: avevo poco tempo, perché questi alberi hanno un momento preciso in cui sono perfetti, e dovevo trovare l’albero che non facesse parte di un frutteto, perché in quel contesto gli alberi sono messi a ringhiera e quindi non nella posizione giusta per l’immagine che volevo”. Irene Kung spiega che "Molto spesso quando si fotografa un albero dopo si è delusi perché lo scatto non rende quello che abbiamo sentito davanti all’albero. Nel mio modo di lavorare invece è possibile riportarlo a quello che ho sentito. Il mio lavoro consiste proprio in questo: tolgo tutto quello che non è essenziale per far vedere l’albero com’è, come lo sento io."
Qui impresa perfettamente riuscita!
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